Ho passato un weekend diverso dal solito, cinematograficamente parlando.
Mi sono approcciato al cinema di Takeshi Kitano con la visione di due film che mi sono stati consigliati come maggiori esponenti della poetica del regista giapponese:
“L’estate di Kikujiro” e “Hana-Bi“, due pellicole che mi sono entrate nel cuore e che difficilmente riusciranno a uscirne.
I giapponesi hanno una cultura, e un modo di porsi rispetto ai misteri della vita, molto particolare, ma non pensavo di potermi emozionare con un film nipponico con attori in carne e ossa come succede con i capolavori d’animazione di Miyazaki, Hosoda, Shinkai, Kon, Oshii …
E invece sono rimasto sbalordito da entrambi i lungometraggi.
Se in Kikujiro mi sono ritrovato a vivere la storia tenerissima di un’amicizia, in Hana-Bi ho esplorato il lato oscuro di un uomo, perseguitato dalle disgrazie della vita, che prova, in un modo tutto suo, a reagire.
Kitano mischia dolcezza, violenza e drammaticità in un mix sublime che avvolge lo spettatore e non lo molla fino a fine film, scrive e dirige in maniera impeccabile qualsiasi cosa faccia e compone inquadrature a regola d’arte.
Sono arrivato a capire che non si può prescindere dal guardare le opere di Kitano, se si vuole avere una cultura cinematografica degna di tale nome, perché, seppur estremamente poco considerato, il cinema asiatico (e nella fattispecie nipponico) è estremamente importante. Basti pensare ad Akira Kurosawa, regista di fama internazionale, creatore di capolavori come “I Sette Samurai”, “Il Trono di Sangue”, “La Sfida del Samurai” …
Persino il nostro amato Sergio Leone plagiò il collega Giapponese, ed è tutto dire.
Kitano è un autore poliedrico che tratta ogni singola sfaccettatura dell’umanità con uno stile talmente personale da rimanere sbalorditi. Cita continuamente altri autori del calibro di Fellini, Lynch e Tarantino, e lo fa con una semplicità e un rispetto impressionanti.
Guardare, osservare, studiare, capire e amare Kitano è qualcosa di imprescindibile se si è amanti del buon cinema.
Recupererò “Dolls“, altro capolavoro del Maestro, il prima possibile, e consiglio a tutti la visione delle due perle che ho, velocemente, recensito nelle righe qui sopra.
Kitano is life, Kitano is love.
Daje.
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Sguido
Miiinghie, io sul cinema asiatico son proprio un caprone. Devo farmi al più presto una cultura al di fuori di quella scarsa decina di pellicole che ho visto.
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Eh, finché guardi Star Wars e mangi il pandoro, per forza non conosci i film giapponesi seri poi.
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Hahahhah ne ero sicuro ❤ Recuperò qualche film gustandomi un bel panettone con ripieno extra di deliziosissini canditi
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