10 film perfetti per conquistare una ragazza hipster
Ce l’hai fatta. È seduta di fianco a te sul divano di casa. Ma per conquistarla davvero devi dimostrarle di essere un vero hipster. Impresa ardua? Non se seguirai i […]
pop culture in pillole
Ce l’hai fatta. È seduta di fianco a te sul divano di casa. Ma per conquistarla davvero devi dimostrarle di essere un vero hipster. Impresa ardua? Non se seguirai i […]
[I seguenti film verranno classificati per livelli di hipsteria (portami via), dimodoché possiate regolarvi in base ad ogni situazione.]
Iniziamo con quello che nell’era delle distopie logico-linguistiche dovrebbe essere, a mio avviso, un nuovo classico del cinema italiano.
Leonardo Zuliani è afflitto da una misteriosa malattia, e inizia una crociata per salvaguardare i diritti di chi, come lui, è “diverso“.
Nel setting romano, condito con un’ironia foscamente dissacrante che sfonda tutti i precetti del più puro kosher, fanno capolino anche i Tre Allegri Ragazzi Morti.
Continuiamo sull’onda delle risate e passiamo nel mondo anglosassone, dove quei buontemponi di John Cleese e Michael Palin, facendo entrare nella banda una scatenata Jamie Lee Curtis, creano un cocktail di comicità ad alto tasso alcolico.
Incidentalmente, il film riesce a portarsi a casa l’Oscar del 1989 per il miglior attore non protagonista. E’ questo signore qua:
Cambiamo un po’ genere, e sorvoliamo la penisola scandinava, nello specifico la Svezia. Premiato dalla giuria nella sezione Un Certain Regard a Cannes 2014, Forza maggiore ha letteralmente l’impeto di una valanga. Se state cercando risposte sulla vostra vita, vedetevelo. Prima però sottoscrivete ai congiunti vari di non incolparmi per il vostro suicidio.
Una famiglia è in vacanza sulla neve in un simpatico posto dove si divertono a provocare slavine controllate. Punto. Il resto, che ci crediate o no, lo conoscete già.
Ecco, io so che qui iniziate ad indignarvi. Perché vi sto consigliando qualcosa di uno dei registi/produttori/sceneggiatori blablabla più contemporaneamente contestati (e lo vedete dal titolo quindi non sto a dilungarmi).
Mi limiterò dunque a dirvi, umilmente, che a me questo film è piaciuto. Mi è piaciuto come sono state gestite le riprese, effettuate sempre, nella narrazione, dal punto di vista di una telecamera; mi sono piaciuti i rivolgimenti della trama – la cosa per cui, alla fin fine, o si ama o si odia il regista dal nome più impronunciabile dell’industria cinematografica -; mi è piaciuto che si sapessero rielaborare in forma propria non solo le (moderne) convenzioni del genere horror, ma anche alcuni elementi pescati dalle fiabe della buonanotte più cattivelle, quelle che raccontate quando volete punire i vostri figli per aver mangiato troppa cioccolata. O forse siete persone migliori di me e una cosa del genere non vi sarebbe mai passata per l’anticamera del cervello. Lo spero per voi.
Ah già, dimenticavo, la trama. Due adorabili nipotini vanno soli soletti a trovare i loro anziani nonni, che vivono in un paesello di campagna. Che poi si finiscano a fare cose come questa è del tutto conseguente:
Questa, gente, è una bomba, ve lo garantisco. Che siate feticisti di vampiri o meno, Nosferatu è un’opera fondamentale per iniziare a capirci qualcosa nell’immaginario di questa creatura diffusa nel folklore di tutto il mondo. Il regista, inoltre, ha avuto un certo peso nell’ambito delle avanguardie novecentesche. Perché non lo state ancora guardando?
Ma certo, non sapete dove trovarlo. Non vi preoccupate, il film completo vi sta aspettando su YouTube. Basta cliccare qui. Adesso non avete più scuse.
Avvertenza: ricordatevi com’erano i film nel 1922. Girati suppergiù in 4:3, muti, in bianco e nero sgranato, con le tavole da leggere, …insomma, e fatevelo sto sbatti dai.
Giovanni Columbu potrebbe essere un hipster. Solo che è una persona troppo seria per esserlo. Sta di fatto che il suo cinema è interamente radicato nella sua terra natale, la Sardegna, e nelle credenze popolari dei suoi abitanti, tanto che sembra riuscire a mettere insieme neorealismo e realismo magico.
La pellicola ruota attorno alla vicenda della Passione, con particolare enfasi sulla Crocifissione e sul suo mistero. Gli attori sono rigorosamente non professionisti, e le scelte formali di regia risultano totalmente antitetiche rispetto ai canoni condivisi del cinema commerciale. Come dissi altrove, nella recensione di Surbiles (dello stesso autore; se sei coraggioso clicca qui), guardare un film di Columbu è una fatica fisica; ma è risaputo che il panorama si gode solo dalla cima del Golgota.
La buona novella per voi, in questo caso, è che lo potete guardare registrandovi sul sito di Rai Play. Tv di stato questa sconosciuta.
Sì, partiamo dal video stavolta.
Paragonarlo all’incisività di un John Huston o Robert Altman potrebbe risultare eccessivo. Tuttavia, questa è la prova che qualsiasi cosa gli italiani facciano, la fanno con eleganza.
Dunque gli sparatutto eleganti sono possibili. E, complice la straordinaria base letteraria sotto i fotogrammi, questo ne è un ottimo esempio. Giorgio Scerbanenco, italiano di origine ucraine, è stato uno dei nomi di spicco del panorama noir della penisola. Nel suo Milano calibro 9 si raccontano 22 vicende di criminalità negli anni della grande Mala.
Oscar 1991 come migliore attrice protagonista a Kathy Bathes nel ruolo di Annie Wilkes, psicopatica ammiratrice di Paul Sheldon – scrittore sulla cresta dell’onda, interpretato da James Caan – che si trasformerà in sua spietata aguzzina.
Il film è sceneggiato sulla base di Misery, romanzo di Stephen King del 1987.
Esatto, nel 1961 Luis Buñuel era ancora vivo, vegeto, e pimpante per girare film incredibili che sapevano acciuffare la Palma d’Oro a Cannes.
Viridiana, il nome della protagonista, vede intrecciarsi storie di amore, seduzione ed eccessi, dove, manco a dirlo, il tabù della religione gioca sempre un ruolo fondamentale. A completare il quadro intervengono nomi di prestigio come Händel – del quale viene usato l’oratorio Messiah durante una delle scene-cardine – e Leonardo Da Vinci (vedasi il richiamo compositivo esplicito all’Ultima cena in una delle sequenze).
Nessuno direbbe mai che ho una considerazione del festival di Cannes che sfiora la venerazione.
Musical moderno o anti-musical che dir si voglia, il difficile binomio Bjoerk-Von Trier, mentre racconta la vicenda di un’artista in procinto di cecità, esplode in un caleidoscopio onirico di camere a mano. La colonna sonora, firmata dalla cantante islandese, è stat poi ri-registrata in studio e raccolta nell’album Selmasongs. Qui sotto uno dei brani.
Fatemi sapere se ha funzionato. Ci tengo. Intanto, come al solito,
Enjoy!
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